Solo al pensiero di preparare una rapida visita di una giornata ad uno dei tanti crateri dell’Etna genera emozioni a non finire.
Attraversare campi di lava, rilevare ed immaginare il suo movimento verso valle, percepire tutto il timore di un’attività vulcanica ed ascoltare le avventure, non tutte piacevoli, di una simile attività, raccontate con precisione e competenza dalla nostra guida Tony. Già Tony da Giarre, colto e preparato in materia, anzi nelle materia. Geologia ovviamente vulcanologia ma non solo, geochimica, botanica, geografia, antropologia e una verve di etica ecologica spinta. A buon ragione riteniamo.

Ci parla di lapilli, sassi, bombe vulcaniche, parossismo, tefra (o tephra; insieme di materiali piroclastici prodotti durante un’eruzione), tempesta di fulmini, tremore e movimenti sismici. Sappiamo che negli ultimi 40 anni le eruzioni di fianco hanno avuto una frequenza di 2 anni, un poco ci tranquillizza benché sia proprio dove noi camminiamo. Bene anche sapere che la “Grande Mamma” – cosi la si chiama qui – è importante fonte di sostentamento sulla vasta area influenzata dal vulcano. Insomma in parte prende, offende e distrugge, in parte dona e contribuisce alla vita di ogni essere vivente. Anche per la vegetazione, per la potabilità dell’acqua, per l’Uomo.


Raggiungiamo un cratere di fianco poco sopra i 2000m dei 3343m misurati nel gennaio 2015 per poi scendere e prendersi il tempo per guardare lontano il mare, introdurre la mano in una tana, o simile, e percepire il calore al suo interno.
Uno sguardo alla cima dalla quale esce, quello che noi definiamo, fumo. Poi ancora sotto i nostri piedi scorgiamo i vari colori di cui la lava è composta, dal nero affiorano altre tonalità; verde, azzurro, marrone, in base al mix che la Grande Mamma prepara ed erutta.





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